Catechesi per Adulti

Terzo Incontro


Liturgia e i sacramenti: introduzione

 

 
1. il senso del culto

Su questa parte seguo un testo tra i più belli scritti nella recente produzione teologica: quello di Joseph Ratzinger, che porta il titolo Introduzione allo Spirito della Liturgia. È un testo edito nel 2001, non semplicissimo, ma illuminante.

In esso – riprendendo un’immagine di Romano Guardini – inizia affermando che il culto è simile al gioco;

esso ha:

  1. Regole proprie, inizia e finisce

  2. Ha un suo senso ma è dotato di libertà per cui ha un valore terapeutico, in quanto permette di evadere dal mondo usuale

  3. Il gioco dei bambini è propedeutico alla vita ed insegna veramente a vivere

Passa poi a dare una sua proposta che riprende dal testo di Es 7.16, il brano che racconta l’uscita di Israele dall’Egitto; la motivazione della richiesta fatta al Faraone è la seguente: manda via il mio popolo perché mi serva.

Il Faraone cede progressivamente: dapprima consente solo di fare un atto di culto ma senza andare nel deserto, Mosè rifiuta; poi, dopo le prime piaghe acconsente che vadano nel deserto ma solo gli uomini, Dio però non aveva detto così; in seguito dopo altre piaghe acconsente che vadano anche le donne ed i bambini ma che restino gli animali. Ma Mosè ancora una volta non acconsente: non era la volontà di Dio. Il culto non può essere regolato da ragioni politiche o umane. Il culto può essere normato solo dalla Parola di Dio. Leggendo bene i testi ci rendiamo conto di come la ragione dell’Esodo sia l’Adorazione. Solo mediante la dedizione totale ed incondizionata a Dio, solo servendo lui e Lui soltanto secondo l’esattezza della sua parola il popolo sarà libero ed entrerà in possesso della terra promessa. Il popolo riceve la legge e su quella legge donata viene stipulata l’alleanza tra Dio ed il suo popolo: il tutto secondo un rituale minuziosamente indicato dal Signore. Comprendiamo che il vero culto è dunque lo sguardo rivolto verso Dio che permette anche di agire conformemente ai suoi voleri; il culto comprende in ultima analisi tutta la vita dell’uomo la quale però trova il suo fondamento nella vera Adorazione. Se siamo costantemente orientati a Lui la nostra vita assume un significato più pieno e profondo, davvero il culto autentico consiste nell’offrire a Dio i nostri corpi come sacrificio vivente santo ed a Lui gradito. Vi esorto dunque, fratelli, per la misericordia di Dio, ad offrire i vostri corpi come sacrificio vivente, santo e gradito a Dio; è questo il vostro culto spirituale.  Non conformatevi alla mentalità di questo secolo, ma trasformatevi rinnovando la vostra mente, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto (Rm 12, 1-2).

Fatta questa premessa comprendiamo come il culto nel suo significato più ampio sia molto di più del rito, ma come il rito, opportunamente vissuto, sia il motore della vita umana.

Da quanto abbiamo detto sopra deriva che il culto non può essere appiattito alle “regole” dell’umano, esso deve avere sempre qualcosa di “divino”; L’uomo non può farsi da se il proprio culto; finirebbe come il popolo che ai piedi del monte di Dio costruisce il suo idolo, il suo vitello d’oro. Così scimmiottando il vero culto la comunità finisce per celebrare se stessa e non il Dio che lo ha liberato e che lo rende libero.

 

 

2. LA SACRA LITURGIA NELLA VISIONE DELLA CHIESA CATTOLICA

Possiamo comprendere meglio dunque che cosa è la liturgia; nel suo significato letterario significa “azione del popolo” o “azione per il popolo”. Mi pare in questa sede importante leggere l’inizio del Concilio Vaticano II che decide di trattare prima di tutto della liturgia: Anzitutto si dice che la Chiesa è  nello stesso tempo umana e divina, visibile ma dotata di realtà invisibili, fervente nell'azione e dedita alla contemplazione, presente nel mondo e tuttavia pellegrina; tutto questo in modo tale, però, che ciò che in essa è umano sia ordinato e subordinato al divino, il visibile all'invisibile, l'azione alla contemplazione, la realtà presente alla città futura, verso la quale siamo incamminati;  si specifica poi che la Chiesa viene chiamata a realizzare l’opera della salvezza proseguendo nel tempo e nello spazio l’agire salvifico del Signore Gesù; pertanto Per realizzare un'opera così grande, Cristo è sempre presente nella sua Chiesa, e in modo speciale nelle azioni liturgiche. È presente nel sacrificio della messa, sia nella persona del ministro, essendo egli stesso che, «offertosi una volta sulla croce, offre ancora se stesso tramite il ministero dei sacerdoti», sia soprattutto sotto le specie eucaristiche. È presente con la sua virtù nei sacramenti, al punto che quando uno battezza è Cristo stesso che battezza. È presente nella sua parola, giacché è lui che parla quando nella Chiesa si legge la sacra Scrittura. È presente infine quando la Chiesa prega e loda, lui che ha promesso: «Dove sono due o tre riuniti nel mio nome, là sono io, in mezzo a loro» (Mt 18,20).

Effettivamente per il compimento di quest'opera così grande, con la quale viene resa a Dio una gloria perfetta e gli uomini vengono santificati, Cristo associa sempre a sé la Chiesa, sua sposa amatissima, la quale l'invoca come suo Signore e per mezzo di lui rende il culto all'eterno Padre. Giustamente perciò la liturgia è considerata come l'esercizio della funzione sacerdotale di Gesù Cristo. In essa, la santificazione dell'uomo è significata per mezzo di segni sensibili e realizzata in modo proprio a ciascuno di essi; in essa il culto pubblico integrale è esercitato dal corpo mistico di Gesù Cristo, cioè dal capo e dalle sue membra. Perciò ogni celebrazione liturgica, in quanto opera di Cristo sacerdote e del suo corpo, che è la Chiesa, è azione sacra per eccellenza, e nessun'altra azione della Chiesa ne uguaglia l'efficacia allo stesso titolo e allo stesso grado.

Nella liturgia terrena noi partecipiamo per anticipazione alla liturgia celeste che viene celebrata nella santa città di Gerusalemme, verso la quale tendiamo come pellegrini, dove il Cristo siede alla destra di Dio [22] quale ministro del santuario e del vero tabernacolo; insieme con tutte le schiere delle milizie celesti cantiamo al Signore l'inno di gloria; ricordando con venerazione i santi, speriamo di aver parte con essi; aspettiamo come Salvatore il Signore nostro Gesù Cristo, fino a quando egli comparirà, egli che è la nostra vita, e noi saremo manifestati con lui nella gloria [23].

Da questo discorso emergono alcune note importanti:

  • La Liturgia può essere compresa solo in una visione corretta e completa della realtà, cioè tenendo conto la dimensione umana ma anche quella divina senza che le due vengano disgiunte ma entrambe siano rispettate posto il primato del divino e dello spirituale.
  • Le azioni liturgiche sono azioni di Cristo e prosecuzione della sua missione salvifica; sono atti del Suo Sacerdozio; esse hanno quindi a che fare con la salvezza degli uomini e pertanto sono imprescindibili; la Chiesa non ne può fare a meno.
  • La Liturgia tiene uniti li cielo e la terra descrivendo un movimento in due direzioni: uno verso l’alto e uno verso il basso, il movimento ascendente della lode (che sale dagli uomini verso il cielo) e quello discendente (che ottiene agli uomini la santificazione da parte di Dio)


 

3. LA LITURGIA OPERA TRINITARIA

Dio Padre – ci rammenta San Paolo – ci ha benedetti in Cristo con ogni benedizione; egli è fonte di tutte le benedizioni. Ogni azione veramente liturgica parte dal Padre ed ha come fine il Padre (basti pensare alla preghiera Eucaristica della Messa che inizia con l’indirizzo al Padre e si conclude con l’invocazione per Cristo a Te Dio Padre…

Qui merita fare una riflessione anche sulla creazione, la quale viene benedetta da Dio; c’è un forte legame tra cosmo e Liturgia; il racconto della creazione ce lo descrive come un agire liturgico (l’andamento solenne articolato nei sei giorni con formule tipiche del linguaggio rituale) il cui fine è il sabato… ancora una volta il culto a Dio. I cicli festivo e l’orientamento liturgico ci dicono che il linguaggio liturgico e quello cosmico si integrano nell’unico obiettivo di dare gloria a dio ed ottenere le celesti benedizioni.

 

Gesù, Figlio di Dio, agisce nella Sacra Liturgia, come detto, continuando ad esercitare nella Chiesa il suo sacerdozio, come ben sappiamo l’azione somma del Sacerdozio di Cristo è il suo Sacrificio sulla Croce unito alla sua resurrezione; le azioni liturgiche traggono la loro efficacia proprio dalla Pasqua di Gesù. Così pure i Sacramenti, che vengono realizzati attraverso dei segni sensibili: essi realizzano in modo efficace la Grazia che significano tenendoci uniti a Gesù e facendoci vivere ogni momento della nostra vita alla luce ed in unione con la sua Pasqua di morte e risurrezione.

 

Lo Spirito Santo è anima della Liturgia; esso ci abilita alla preghiera e compie in noi ogni santificazione; lo Spirito rende attuale nell’oggi della celebrazione le grandi azioni di Dio la sì che la sua Parola risuoni e diventi efficace. Crea l’unità nella Chiesa facendo sì che la preghiera liturgica muova da una corale unità di tutti i credenti.

 

 

 

 

 

Catechesi per Adulti

Primo Incontro


La Comunione dei Santi

 

 

 
1. MEMBRA DI UN SOLO CORPO

Tra gli effetti del battesimo il catechismo richiama il fatto che esso ci “incorpora” alla Chiesa; san Paolo nelle sue lettere sottolinea spesso come noi cristiani siamo incorporati a Cristo, siamo come innestati nella sua vita divina; egli poi nel dodicesimo capitolo della prima lettera ai Corinzi – come abbiamo ricordato lo scorso anno – paragona la Chiesa ad un capo il cui capo è Cristo e di cui noi siamo le membra; questa immagine ha il pregio di esprimere la forte unità del corpo ecclesiale senza sacrificare la diversità e specificità dei singoli membri.

Questa immagine ci è assai utile per comprendere l’articolo di fede relativo alla comunione dei santi; esso infatti si riferisce al fatto che tutti i cristiani (=i santi) vivono tra di loro un’unione che non è solo emotiva o affettiva ma che è naturale e reale.

San Tommaso d’Aquino dice che essendo noi un solo corpo il bene di ciascuno diventa come un patrimonio comune che viene quindi partecipato a tutti i membri; questo ci fa capire quale grande solidarietà esiste tra credenti. Inoltre questo corpo non è delimitato dal tempo ma partecipando dell’eternità di Dio include tutti coloro che sono in comunione con Lui quindi gli uomini salvato di ogni tempo.

Concretamente “chi ha di più” lo partecipa agli altri, chi “ha di meno” viene aiutato da ciò che possiedono gli altri.

In questo senso la Liturgia esprime assai bene questa realtà di fede ad esempio nel Confiteor della Messa noi chiediamo perdono a Dio e ai fratelli dei nostri peccati, perché il nostro peccato diviene occasione di aggravio anche per gli altri; chiediamo poi a Maria agli angeli ai santi e ai fratelli di pregare per noi, perché la loro preghiera supplisca le nostre mancanze.

Nella lode a Dio tre volte santo, durante il canto del rendimenti di grazie (prefazio) sempre esprimiamo la consapevolezza che la nostra lode è in comunione con gli angeli i santi… 

Nei momenti fondamentali della nostra vita, all’atto della loro celebrazione rituale, nuovamente invochiamo i santi nella preghiera litanica (battesimo, matrimonio, ordine sacro, esequie), per esprimere la richiesta di intercessione.

Possiamo ricordare l’omelia di Benedetto XVI all’inizio del pontificato:: Per ben tre volte, in questi giorni così intensi, il canto delle litanie dei santi ci ha accompagnato: durante i funerali del nostro Santo Padre Giovanni Paolo II; in occasione dell'ingresso dei Cardinali in Conclave, ed anche oggi, quando le abbiamo nuovamente cantate con l'invocazione: Tu illum adiuva - sostieni il nuovo successore di San Pietro. Ogni volta in un modo del tutto particolare ho sentito questo canto orante come una grande consolazione. Quanto ci siamo sentiti abbandonati dopo la dipartita di Giovanni Paolo II! Il Papa che per ben 26 anni è stato nostro pastore e guida nel cammino attraverso questo tempo. Egli varcava la soglia verso l'altra vita - entrando nel mistero di Dio. Ma non compiva questo passo da solo. Chi crede, non è mai solo - non lo è nella vita e neanche nella morte. In quel momento noi abbiamo potuto invocare i santi di tutti i secoli - i suoi amici, i suoi fratelli nella fede, sapendo che sarebbero stati il corteo vivente che lo avrebbe accompagnato nell'aldilà, fino alla gloria di Dio. Noi sapevamo che il suo arrivo era atteso. Ora sappiamo che egli è fra i suoi ed è veramente a casa sua. Di nuovo, siamo stati consolati compiendo il solenne ingresso in conclave, per eleggere colui che il Signore aveva scelto. Come potevamo riconoscere il suo nome? Come potevano 115 Vescovi, provenienti da tutte le culture ed i paesi, trovare colui al quale il Signore desiderava conferire la missione di legare e sciogliere? Ancora una volta, noi lo sapevamo: sapevamo che non siamo soli, che siamo circondati, condotti e guidati dagli amici di Dio. Ed ora, in questo momento, io debole servitore di Dio devo assumere questo compito inaudito, che realmente supera ogni capacità umana. Come posso fare questo? Come sarò in grado di farlo? Voi tutti, cari amici, avete appena invocato l'intera schiera dei santi, rappresentata da alcuni dei grandi nomi della storia di Dio con gli uomini. In tal modo, anche in me si ravviva questa consapevolezza: non sono solo. Non devo portare da solo ciò che in realtà non potrei mai portare da solo. La schiera dei santi di Dio mi protegge, mi sostiene e mi porta. E la Vostra preghiera, cari amici, la Vostra indulgenza, il Vostro amore, la Vostra fede e la Vostra speranza mi accompagnano. Infatti alla comunità dei santi non appartengono solo le grandi figure che ci hanno preceduto e di cui conosciamo i nomi. Noi tutti siamo la comunità dei santi, noi battezzati nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, noi che viviamo del dono della carne e del sangue di Cristo, per mezzo del quale egli ci vuole trasformare e renderci simili a se medesimo. 

 

 

 
2. FORME DELLA COMUNIONE

Si dice in latino communio sanctorum e si può tradurre in italiano sia comunione dei santi (cioè delle persone sante) ma anche comunione delle cose sante.

Tra santi abbiamo un patrimoni comune che possiamo così riassumere:

Comunione di fede: tutti possediamo il medesimo deposito della fede che ci è stato dato e trasmesso fedelmente dagli apostoli. Esso è un bene di tutti noi e pertanto esso deve essere tutelato; rinvio a quanto abbiamo detto nel primo anno circa la trasmissione della fede.
Comunione dei sacramenti: altrettanto tutti i sacramenti appartengono al popolo cristiano e sono “tesori di famiglia”, la vera ricchezza spirituale.
Comunione dei carismi: come ricorda Paolo i carismi sono dati per il bene comune; non sono proprietà privata ma ogni carisma comporta una responsabilità in vista del bene comune
Comunione dei beni: la condivisione è l’atteggiamento tipico anche dei beni materiali per cui non è possibile che mangiando un medesimo Pane di vita i cristiani non si sentano responsabili anche del benessere materiale dei loro fratelli
Comunione della carità: dice ancora Paolo che nessuno muore per se stesso e nessuno vive per se stesso ma tutti viviamo per il Signore (Rm 14,7) ed ancora sempre in 1 Cor che se un membro del corpo soffre tutte le membra soffrono e se un membro è onorato tutte le membra sono onorate.
E’ inconcepibile la rivalità tra cristiani o la gelosia tra cristiani… come pure l’indifferenza  il Regno di Dio è uno solo!

 

 

3. I TRE STATI DELLA CHIESA

Lumen Gentium 49 così recita Fino a che dunque il Signore non verrà nella sua gloria, accompagnato da tutti i suoi angeli (cfr. Mt 25,31) e, distrutta la morte, non gli saranno sottomesse tutte le cose (cfr. 1 Cor 15,26-27), alcuni dei suoi discepoli sono pellegrini sulla terra, altri, compiuta questa vita, si purificano ancora, altri infine godono della gloria contemplando « chiaramente Dio uno e trino, qual è »

 La chiesa si struttura nel tempo e nell’eternità in una compagine visibile che si muove nel tempo: la Chiesa militante; vi è poi la Chiesa celeste, i santi che vivendo pienamente in dio intercedono per noi: la Chiesa Trionfante. Infine vi è una particolare unione con i defunti che possiamo aiutare con le nostre preghiere ed insieme rendere efficace la loro intercessione : la Chiesa purgante

 

 

 4. LA REMISSIONE DEI PECCATI

Gv 20 ricorda che il dono dello Spirito Santo viene dato anche per la remissione dei Peccati; con la grazia del Battesimo la virtù dello Spirito santo ci inserisce in Cristo e cancella ogni macchia di peccato originale – cioè contratto al momento della nostra nascita – ed attuale, cioè deliberatamente compiuto. Dopo il battesimo è il sacramento della confessione che ci riporta alla santità dell’origine.

Cristo ha affidato alla Chiesa il potere delle Chiavi (Lc 24,47); per esso non esiste alcun peccato che non possa essere perdonato.

 

 

 

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